La ricerca affronta il tema della grande trasformazione del mondo contadino veneto e trevigiano, avvenuta nel corso del 1900, attraverso le vicende di una famiglia patriarcale di Morgano.
Le voci che raccontano un secolo di storia sono quelle di otto membri del gruppo che comprendeva vent’otto persone, vissute nella stessa casa fino al 1948. Le interviste (pp. 221-355) sono accompagnate da un saggio introduttivo (pp. 1-89) che aiuta la comprensione dei meccanismi e delle strategie messe in atto dalla famiglia e dai singoli, per stare al passo con i tempi e da brevi profili biografici dei componenti (pp. 91-219).
Condividendo le analisi di Pierre Bourdieu che parla dei contadini come “classe oggetto”, ritenuta subalterna ed eterodiretta e le affermazioni di Adriano Prosperi sul fatto che gli storici hanno parlato dei contadini senza dar mai loro la parola, l’autore pone in risalto l’estrema razionalità che guida il loro operare e quanto sia rilevante il loro protagonismo nella trasformazione della società veneta nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale.
I Dalla Valle affrontano la Grande guerra, il Ventennio, la Seconda guerra mondiale e la Resistenza con gli strumenti propri della cultura contadina, mettendo in atto strategie proprie della famiglia patriarcale e sperimentando nuovi percorsi che consentono ai singoli di non essere relegati ai margini di quel Veneto che inizia a prendere forma negli anni Sessanta del Novecento.
La narrazione focalizza tematiche di grande rilievo, quali: il carattere e la funzione della famiglia patriarcale nella sua duplice connotazione protettiva e costrittiva; la parabola della piccola proprietà agraria, acquisita nel 1920 e divisa nel 1948; la condizione della donna e la complessità della sua emancipazione; l’incidenza della religione nelle scelte di vita; il rapporto con la politica dagli anni Venti – la famiglia è coinvolta nelle lotte delle leghe bianche – alla militanza di alcuni nella Democrazia cristiana nell’immediato secondo dopoguerra.
La storia di questa famiglia si propone come specchio delle storie di tante famiglie e di un’intera società, quella rurale veneta che è certamente scomparsa, ma che rimane come ordito del nostro presente.

 

Amerigo Manesso
Nasce nel 1954 in una famiglia di fittavoli del conte Marcello a Levada di Piombino Dese. Come molti ragazzini “promettenti” viene mandato a studiare in seminario diocesano a Treviso.
Si laurea in filosofia a Padova nel 1980 e inizia la carriera di insegnante, dapprima presso la scuola media, poi al Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci di Treviso.
Da oltre venticinque anni collabora con l’Istresco (Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea della Marca trevigiana) nel quale è stato docente comandato, direttore scientifico e presidente.
Si occupa delle dinamiche tra masse popolari ed élite. In questa ricerca si è rivolto alle metodologie della storia orale. Ha studiato il fenomeno delle leghe bianche trevigiane e gli anni cruciali della penetrazione del fascismo nella Marca trevigiana.