Capitolo 2 - La Società Operaia di Mutuo Soccorso a Crocetta Trevigiana
2.3 Lo sciopero degli operai del Canapificio Veneto (1913)
Nel 1913, dal primo al venti luglio, a Crocetta ebbe luogo uno sciopero fra gli operai del Canapificio, uno dei più grandi e duri non solo nel Veneto, e specialmente in questa zona che tali manifestazioni non aveva mai visto. Nacque quasi per caso, nel senso che non ci fu una organizzazione precedente dello sciopero o rivendicazioni che ne facessero prevedere gli sviluppi: gli atteggiamenti intimidatori, autoritari e spesso anche offensivi del nuovo direttore Lebreton, genero di Antonini, avevano fatto crescere la “temperatura” all’interno dello stabilimento. L’articolo in un quotidiano provinciale che denuncia questo stato di cose [11], dà origine ad una dimostrazione in difesa del direttore da parte dei fedelissimi. Scoppia il malcontento fra gli operai: molti non sono d’accordo di appoggiare quella manifestazione che doveva arrivare alla villa di Antonini, dove egli risiedeva, per manifestargli l’appoggio, e quindi decidono di non entrare al lavoro al suono del “vis-cio” per opporsi al corteo: ad un certo punto le opposte schiere si scontrano sul ponte di S. Anna ed il corteo ufficiale in appoggio a Lebreton ha la peggio; i cartelli e le bandierine vengono strappati o gettati nel Brentella.
Da qui parte la reazione generale contro la ditta, dapprima casuale e spontanea, che poi però si espande a macchia d’olio, assumendo anche un carattere violento, tanto che vengono chiamati la forza pubblica ed i militari da Treviso; dopo due, tre giorni le redini dello sciopero vengono prese in mano dalle organizzazioni sindacali arrivate da Treviso ed agganciate alle varie tendenze politiche di allora, e nel corso dello sciopero si distinse Guido Bergamo di Montebelluna. [12]
Dopo questo sciopero tutto cambiò per le maestranze del Canapificio.
E’ chiaro che mentalmente gli operai, ed aggiungerei anche i capi loro diretti superiori, si sentono affrancati da atteggiamenti autoritari ed impositivi od apparentemente bonari; si sentono più liberi, forse, ma certamente sentono il desiderio di comportamenti autonomi, o la voglia di dar vita a qualcosa che dipenda solo dalla loro volontà e che loro stessi possano gestire. Non sarebbe bastata la volontà di creare qualcosa di nuovo senza prospettive certe: nelle trattative di chiusura dello sciopero, oltre a problemi di carattere salariale e ambientale, vennero discusse e concordate anche iniziative a carattere culturale e ricreativo a favore degli operai, come ad esempio l’opportunità di creare una scuola per gli operai e per i giovani del paese, ed Antonini sottoscrisse il suo impegno ad appoggiare questa nuova iniziativa.
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